“La Belle Sauvage”: il primo volume de “Il Libro della Polvere” di Philip Pullman

Fortunatamente sono innamorata dell’opera di Philip Pullman, ho tutti i suoi libri e avrei letto il suo nuovo romanzo comunque, anche se non si fosse trattato di un altro racconto ambientato nel mondo di Lyra Belacqua.

Dico “fortunatamente”, perché avevo letto di come “La Belle Sauvage”, primo volume di una nuova trilogia, “Il Libro della Polvere”, c’entrasse poco o nulla col ciclo di “Queste Oscure Materie”.

In questo libro invece viene narrato proprio ciò che porterà alle vicende de “La bussola d’oro” e come Lyra arriverà al Jordan College di Oxford.

Ho ritrovato con nostalgia i particolari così cari del mondo di “Queste Oscure Materie”: ogni essere umano ha il proprio daimon e nei cieli volano gli zeppelin; si beve il goloso ciocolatl e si fuma la foglia da fumo; il Magisterium è insidioso più che mai e i collegi degli Accademici ancora più affascinanti; i gyziani percorrono i fiumi sulle proprie imbarcazioni e la Polvere è argomento di discussione; la corrente ambarica fa funzionare il mondo e gli aletiometri sono rari e illeggibili per la maggior parte delle persone.

Chi non vorrebbe avere un daimon come Pantalaimon o la lepre Hester, dopo aver letto “Queste Oscure Materie”?

Chi non vorrebbe avere al proprio fianco il panserbjørne Iorek Byrnison, protettore ed amico?

Chi non vorrebbe conoscere l’affascinante strega Seraphina Pekkala, magistralmente interpretata da Eva Green nel film tratto da “La bussola d’oro”?

Come i libri di J. R. R. Tolkien e di C. S. Lewis, ma anche la saga di “Harry Potter” di J. K. Rowling, i romanzi di Pullman hanno diversi livelli di lettura: li si può leggere come dei bei romanzi per ragazzi, ma anche come opere magistrali per adulti. E per chi riesce ad andare oltre, c’è molto da scoprire ed apprezzare.

Trovo quindi deprimente che la maggior parte del pubblico conosca “Queste Oscure Materie” solo perché ha visto il film tratto dal primo libro, “La bussola d’oro”, ma ignori il resto della storia, che tra l’altro ne costituisce la parte più importante (anche se confido nel nuovo adattamento della BBC di “Queste Oscure Materie”, stavolta sotto forma di una miniserie).

Trovo assurdo che finora dell’universo di Pullman sia stato adattato per il cinema soltanto quello che in realtà è il primo volume di una trilogia che va assolutamente letta nella sua totalità.

Perché “Queste Oscure Materie” è la storia di Adamo ed Eva e del Peccato Originale. Lyra non esiste senza Will. E i due ragazzi non esistono senza Mary Malone, il Serpente.

Se “La bussola d’oro” è ambientata in una dimensione parallela alla nostra, e questo indubbiamente rende così affascinante il primo volume della trilogia, per comprendere e apprezzare l’opera di Pullman è doveroso leggere pure “La lama sottile”, che è ambientato anche nella nostra dimensione (e in un altro mondo ancora), e “Il cannocchiale d’ambra”, dove diverse dimensioni si incontrano.

Considerata da sola, “La bussola d’oro” non è niente di più di uno splendido romanzo fantasy. Fantasy di quello eccelso, certo, che forse definire “fantasy” è riduttivo, come accade peraltro per le opere di Tolkien e per le “Cronache di Narnia” di Lewis.

La “bussola d’oro” da sola non basta. E’ la “lama sottile” ad essere necessaria per sconfiggere il Tiranno, l’Autorità, Dio. La “lama” è l’arma che gli Angeli Ribelli non avevano all’inizio dei tempi e per questo caddero dall’alto dei Cieli. Ed è grazie al “cannocchiale d’ambra” che Mary Malone osserverà il flusso della Polvere e saprà indirizzare Lyra e Will verso il loro inevitabile destino.

Perché “questa volta deve vincere la parte giusta… Non ci hanno dato nient’altro che menzogne, propaganda, crudeltà e inganni per tutte le migliaia di anni della storia umana. E’ tempo di ricominciare, ma questa volta nel modo giusto…” (da “La lama sottile”).

Adoro la scrittura di Philip Pullman. Il suo stile pulito ed impeccabile, ma emozionante.

Posso leggere le sue pagine per ore senza stancarmene. I suoi libri puntualmente li divoro. Sono scritti bene, in modo ricercato ma mai pedante.

Pullman sa scrivere come pochi: sono tanti i libri belli… ma pochi sono scritti bene come quelli di Pullman.

I suoi personaggi si fanno amare subito e ne conosciamo presto ogni particolare perché Pullman descrive molto bene tutto ciò di cui narra. Anche l’atmosfera e l’ambientazione sono puntualmente affascinanti ma accurate.

Come lui stesso afferma: “Ho rubato idee da ogni libro che ho letto”. E grossa ispirazione per “Queste Oscure Materie” indubbiamente sono stati William Blake e John Milton.

Tutta questa perfezione l’ho ritrovata nel nuovo romanzo, “La Belle Sauvage”.

Non ne svelerò la trama.

Dirò solo che – come accennato all’inizio – la storia è ambientata nell’universo di Lyra e ne sono protagonisti due ragazzini, Malcolm e Alice, una canoa (la “Belle Sauvage” del titolo) e Lyra e Pantalaimon neonati.

La vicenda ha inizio quando Lyra e Pan sono per l’appunto nati da pochi mesi. Lord Asriel ha appena ucciso il marito della signora Coulter, dopo che quest’ultimo ha scoperto la loro relazione e ha minacciato l’incolumità del frutto di questa unione, Lyra. Lyra e Pan sono stati nascosti in un convento e nemmeno Lord Asriel ne conosce l’ubicazione.

Nella prima parte del romanzo, conosciamo Malcolm e il suo daimon Asta nella loro normalità di undicenni, divisi tra i doveri scolastici e quelli nella locanda di famiglia, sulle rive del Tamigi, e li vediamo impelagarsi in questioni più grandi di loro, tra agenzie segrete e bambine misteriose (e la bambina in questione naturalmente è Lyra).

La seconda parte del libro è più avventurosa: in un travagliato viaggio in canoa durante la grande alluvione che sta devastando Oxford, Malcolm incontrerà alcuni nemici (del Magisterium e non) e farà esperienze a dir poco soprannaturali, per poi portare in salvo la piccola Lyra e Pan.

In questo libro scopriamo quindi come e perché questi ultimi andranno a vivere al Jordan College di Oxford, assieme all’aletiometro che però a Lyra verrà consegnato solo una volta cresciuta, ne “La bussola d’oro”.

Incontriamo un giovane Lord Asriel e una giovane Signora Coulter. Ritroviamo anche il Maestro del Jordan e il gyziano Farder Coram (qui chiamato ancora Coram van Texel).

Scopriamo come l’accademica Hannah Relf, il Magisterium e le streghe si siano interessati al destino di Lyra fin dai suoi primi mesi di vita.

“La Belle Sauvage” forse piacerà più ai neofiti di Philip Pullman che ai lettori che già conoscono il mondo di Lyra. Perché noi avremmo voluto più particolari, più daimon… più Lyra.

Invece questa è soprattutto la storia di Malcolm.

Chi non ha letto “Queste Oscure Materie” si troverà immerso per la prima volta nel mondo di Lyra e se ne innamorerà, perché non avrà le nostre aspettative.

I nuovi lettori non rimarranno un po’ delusi nel vedere descritta Lyra come una neonata qualsiasi, alle prese con pannolini, pappe e ruttini. Non sentiranno la mancanza del suo carattere sbruffone, della sua intelligenza, del suo percorso verso la maturità, raggiunta ne “Il cannocchiale d’ambra”.

Come lo stesso Pullman ha anticipato, “Il Libro della Polvere” non è “né un prequel, né un sequel, ma una storia parallela, ambientata nel mondo che i lettori della saga già conoscono”.

Grazie a “La Belle Sauvage”, ora sappiamo cosa ha portato agli eventi descritti ne “La bussola d’oro”.

Il secondo volume della trilogia, in uscita (si spera) entro la fine del 2018, sarà ambientato vent’anni dopo la vicenda narrata ne “La Belle Sauvage” e quindi alcuni anni dopo “Queste Oscure Materie”.

Ma Pullman può scrivere quello che vuole e ambientarlo dove e quando vuole: tanto so già che mi piacerà.

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