“1948: la Biennale di Peggy Guggenheim”: mostra omaggio al Guggenheim di Venezia

Almeno una volta ogni due anni faccio un salto al Guggenheim di Venezia. Per ammirare la collezione permanente, che ormai conosco abbastanza, ma soprattutto per le mostre temporanee di volta in volta ospitate a Palazzo Venier dei Leoni.

La mia prima volta al Guggenheim risale ad una gita scolastica ai tempi delle medie.

L’ultima a qualche settimana fa, per visitare la mostra “1948: la Biennale di Peggy Guggenheim, organizzata in occasione del 70° anniversario dell’esposizione della celebre mecenate statunitense alla XXIV Biennale di Venezia.

La mostra occupa alcune stanze del Guggenheim dal 25 maggio al 25 novembre 2018 e – grazie ad un plastico e a vari documenti e fotografie – ricostruisce l’allestimento dell’architetto veneziano Carlo Scarpa alla Biennale del 1948, ospitato all’epoca nelle sale del Padiglione Greco (vuote a causa della guerra civile del 1946-49).

Peggy Guggenheim in quell’occasione ha esposto per la prima volta la sua nutrita collezione di capolavori astratti, surrealisti, futuristi, cubisti e non solo, finendo per focalizzare su di sé l’attenzione di tutta la Biennale.

Molti artisti divenuti poi veri e propri simboli dell’arte del Novecento si sono fatti conoscere dal pubblico grazie a quel padiglione e grazie a Peggy Guggenheim.

L’arte moderna e contemporanea sono finalmente sbocciate anche in Italia. L’Espressionismo astratto di Jackson Pollock ha debuttato in Europa.

Il Palazzo Venier dei Leoni, sede della Collezione Peggy Guggenheim, merita una visita anche solo per la sua splendida posizione, così com’è incastonato tra il Canal Grande e il sestiere di Dorsoduro.

L’edificio, costruito per la famiglia Venier, una delle più antiche di Venezia, a partire dal 1748 su progetto dell’architetto Lorenzo Boschetti, purtroppo è rimasto incompiuto. La leggenda narra che i Venier tenessero un leone nel giardino, ma il nome del palazzo sembra derivare dalle teste di leone che decorano la base della facciata che si specchia sul Canal Grande.

La bella dimora settecentesca ha ospitato inquilini davvero eccellenti: dopo i Venier, il palazzo è stato abitato dalla Marchesa Luisa Casati, tanto per fare un nome, per poi essere acquistato alla fine del 1948 da Peggy Guggenheim, che ne ha fatto la propria residenza veneziana. In seguito la mecenate statunitense ha aperto la propria casa al pubblico, assieme alla preziosissima collezione d’arte moderna e contemporanea (che dopo la sua morte è stata donata, assieme alla casa, alla Fondazione Solomon R. Guggenheim).

Alcune delle opere esposte alla Biennale del 1948 oggi sono parte della collezione permanente del Guggenheim; altre sono state donate (ad esempio al Museo d’arte di Tel Aviv) e in occasione della mostra tornano a Venezia dopo settant’anni.

Grazie al plastico posizionato all’inizio del percorso espositivo, è possibile stabilire quali opere della Collezione Peggy Guggenheim siano state esposte già nel Padiglione Greco nel 1948.

Una volta visitate le stanze dedicate alla Biennale, si viene risucchiati nel resto degli ambienti di Palazzo Venier dei Leoni, dove si possono ammirare dal vivo le opere della Collezione Peggy Guggenheim: quelle appena intraviste nel plastico e nelle foto scattate in occasione della Biennale del 1948, ma anche quelle acquisite negli anni successivi.

La collezione permanente del Guggenheim di Venezia è famosa in tutto il mondo per i capolavori dell’arte moderna e contemporanea che raccoglie: le stanze di Palazzo Venier dei Leoni sono stipate di opere dei maggiori esponenti delle grandi correnti artistiche del Novecento quali il Surrealismo, la Pittura metafisica, il Cubismo, l’Astrattismo ed il Futurismo, come di quadri e sculture di artisti minori, ma pur sempre interessanti e all’epoca innovativi.

Personalmente ho sempre preferito l’arte figurativa a quella astratta: mi emoziono di più di fronte ad un’opera rinascimentale o ad un ritratto di Giovanni Boldini, che davanti ad una tela cubista.

Detto questo, è semplicemente immenso il mio amore per le Secessioni o l’Art Nouveau, per Gustav Klimt o Alfons Maria Mucha, come per artisti come Salvador Dalí, René Magritte o Giorgio de Chirico.

Non tutte le opere di proprietà della Collezione Peggy Guggenheim sono esposte: L’Impero delle luci, una delle mie opere preferite di René Magritte e del Surrealismo in toto, in questo periodo ad esempio non è visibile. Al mondo ne esistono più versioni, ma io ho avuto la fortuna, anni fa, di vedere proprio quella del Guggenheim di Venezia, un olio su tela del 1953-54.

Di Magritte invece in questo periodo è possibile vedere La voce dell’aria, un olio su tela del 1931.

Gli artisti ospitati al Guggenheim di Venezia sono più di duecento.

Alcuni magari sono presenti solo con una piccola ma incisiva tela. Altri lo sono in modo prepotente, come Alexander Calder, con le sue costruzioni mobili, i suoi petali, i suoi gioielli che ci stupiscono in diversi punti della dimora di Peggy Guggenheim.

La mecenate nel 1946 gli ha addirittura commissionato la Testiera di letto in argento, che oggi troneggia su una parete del palazzo, ma una volta era parte del letto della Guggenheim.

Il Surrealismo è sicuramente uno dei movimenti artistici più celebrati dal Guggenheim.

Il belga Magritte l’ho appena citato. L’aurora, opera del 1937 del suo compatriota Paul Delvaux, purtroppo in questo periodo non è visibile.

Lo spagnolo Joan Miró è presente con tre opere, tutte esposte in questo periodo. Tra queste, Interno olandese II, un olio su tela del 1928, opera che fa il verso ad un quadro dell’artista olandese del Seicento Jan Steen, Lezione di ballo, e ne stravolge il significato e le forme.

Victor Brauner è rappresentato soprattutto da un altro dei miei quadri favoriti del Guggenheim, Il surrealista, un olio su tela del 1947 in cui l’artista rumeno si è autoritratto nelle spoglie del protagonista di una delle carte dei Tarocchi (il Mago o il Giocoliere, a seconda del mazzo utilizzato).

Di Salvador Dalí purtroppo in questo momento è esposto solo Senza titolo, un piccolo olio su tela del 1931.

Presente con un’unica opera è anche Marc Chagall, un artista che ha conosciuto le avanguardie del Novecento ma ne è rimasto puntualmente ai margini: La pioggia del 1911 è un tripudio di colori e svolazzanti figure fantastiche ed infantili, un tipico esempio insomma di arte chagalliana, che già da lontano ci grida chi sia il suo autore.

I colori sono i protagonisti delle opere di tanti artisti, più o meno conosciuti, celebrati dal Guggenheim.

A parte Chagall, tra gli artisti più famosi e più “colorati” del Guggenheim spiccano sicuramente Paul Klee, rappresentato da Giardino magico (un’opera del 1926 che risale al periodo di Klee al Bauhaus di Dessau) e dal Ritratto di Frau P. nel Sud del 1924, e Vasily Kandinsky, padre dell’Astrattismo, presente con tre quadri, tra cui Paesaggio con macchie rosse, n. 2, un olio su tela del 1913.

Tornando al Surrealismo più colorato, un artista parecchio rappresentato al Guggenheim di Venezia è – non a caso – Max Ernst. Dico ‘non a caso’ perché – oltre ad aver bazzicato sia l’ambiente surrealista che il movimento Dada – Ernst è stato sposato proprio con Peggy Guggenheim.

Delle opere di Ernst esposte al Guggenheim amo quelle che ricadono nella definizione di ‘Surrealismo illusionistico’, come La vestizione della sposa del 1940 e L’Antipapa del 1941-42, ma anche una scultura in bronzo del 1960, Per le strade di Atene, ospitata nel giardino del palazzo, e l’olio su tela del 1935-36 Giardino acchiappa aeroplani.

Il colore è protagonista anche nell’unica opera presente al Guggenheim del cubista/futurista/neoimpressionista Gino Severini: Mare=ballerina, un olio su tela del 1914.

Ma l’arte del Novecento non è solo colore.

I fondatori del Cubismo ad esempio sono rappresentati con diverse opere.

Di Pablo Picasso al momento sono visibili Busto di uomo in maglia a righe, un gouache su carta del 1939, e il cubista Il poeta, un olio su tela del 1911.

Del suo collega Georges Braque invece sono attualmente esposte entrambe le opere di proprietà del Guggenheim di Venezia: Il clarinetto del 1912 e Fruttiera con uva del 1926.

Giorgio de Chirico, principale esponente della Pittura metafisica e ispiratore di numerosi artisti surrealisti, si fa riconoscere con la tipica prospettiva del suo La torre rossa del 1913 e col manichino ed il busto de La nostalgia del poeta, dell’anno successivo.

E cosa dire del De Stijl di Piet Mondrian?  Composizione n. 1 e Impalcatura: Studio per Tableau III sono immediatamente identificabili come opere del grande maestro olandese.

Tra le numerose sculture della Collezione Guggenheim (alcune installate nei giardini del Palazzo Venier dei Leoni) spiccano sicuramente due celebri opere di Costantin Brancusi, entrambe esposte, Uccello nello spazio e soprattutto Maiastra.

Di Marino Marini tutti conoscono L’angelo della città del 1948, il celebre cavaliere a cavallo ospitato sulla terrazza del Guggenheim affacciata sul Canal Grande.

Sono riconoscibilissimi alcuni bronzi di Alberto Giacometti, il già citato Per le strade di Atene di Max Ernst e il grande Senza titolo di Anish Kapoor in granito nero (vittima di selfie più o meno imbarazzanti, anche se mai quanto il cavaliere di Marini).

E ancora, Anfora frutto di Jean Arp, Il visconte dimezzato di Mimmo Paladino e il bronzo di Pericle Fazzini Grande donna seduta (Sibilla).

Dal 2012 al Guggenheim si possono ammirare anche le opere della Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, tra cui alcune sculture/installazioni di Alexander Calder, due tele di Lucio Fontana, un acrilico su tela di Andy Warhol e anche un disegno di Claes Oldenburg.

Potrei citare molti altri artisti presenti al Guggenheim almeno con un’opera: da Francis Bacon a Yoko Ono, da Mimmo Rotella a Jackson Pollock, da Francis Picabia a Mark Rothko, da Amedeo Modigliani a Fernand Léger, da Man Ray a Josef Albers, da Enrico Baj a Filippo de Pisis, da Diego Rivera a Giacomo Balla, da Robert Delaunay a Umberto Boccioni, da Alberto Burri a Willem de Kooning, da Marcel Duchamp ad Arnaldo Pomodoro, da Mario Sironi a Yves Tanguy.

Le opere e gli artisti che ho nominato ovviamente sono solo un assaggio di quelli che maggiormente incontrano il mio gusto personale.

Che l’arte moderna e contemporanea piaccia o meno, è infatti impossibile non rimanere affascinati dalla collezione messa su da quella che sicuramente è stata una delle donne più importanti del secolo scorso: una donna che ha saputo sfruttare al meglio la ricchezza ereditata dalla propria famiglia, trasformandola in alcune tra le più fondamentali collezioni d’arte sia in Europa, che in America.

Ed è significativa in questo senso una delle opere più fotografate ed ammirate al Guggenheim di Venezia, Changing Place, Changing Time, Changing Thoughts, Changing Future, i tubi al neon del 2003 di Maurizio Nannucci: un’installazione che – a seconda dei punti di vista – dà il benvenuto al visitatore al proprio arrivo, o lo accomiata al termine del percorso espositivo.

4 thoughts on ““1948: la Biennale di Peggy Guggenheim”: mostra omaggio al Guggenheim di Venezia

  1. Internet è pieno di siti che vi suggeriscono le 10, 100. 1000 cose da fare prima di…
    Si va dall’immersione nella barriera corallina al lancio col paracadute (fatto), dal visitare i giardini di Kyoto all’ubriacarsi o quasi all’Oktoberfest (fatto). Se non siete molto lontani da Venezia una visita al Museo Guggenheim (fatta 5 anni fa) ci sta alla grande. Non è questione di capirci poco niente o tanto di arte. Mi si perdoni l’irriverente paragone, ma è come entrare in un negozio di vestiti. Non tutto vi piace, ma qualcosa che attira la vostra attenzione c’è sempre. L’ARTE (il maiuscolo ci vuole in questo caso) è sempre stimolante. Fatevi stimolare. Mal che vada ve la potrete tirare a lungo col “Sono stato/a alla biennale di Peggy Guggenheim. Interessante. Te la consiglio”.

    1. AHAHAHAHAH! Sul paragone col negozio di vestiti mi permetto di dissentire (difficile che qualcosa attiri la mia attenzione in un normale negozio di vestiti), ma una visita al Guggenheim la consiglio a tutti!
      Quali opere e/o artisti ti sono piaciuti?

      1. Ciao Sabrina. La tua domanda resterà per un po’ senza risposta. Sono ormai quasi due mesi che cerchiamo di andarci in tre, ma vuoi per gli impegni dell’uno o dell’altra si posticipa. Non ancora per molto vista la vicinanza della chiusura. Alla prossima!

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