“Aida al confine”: un fumetto di Vanna Vinci

Di Vanna Vinci ho altri fumetti, ma – da vecchia darkettona triestina – non ho creduto ai miei occhi quando in una libreria di Venezia sono incappata nella copertina di questa graphic novel, così triestina e così darkettona.


Vanna Vinci è una illustratrice e fumettista di Cagliari e ha esordito nel mondo del fumetto nel 1989 sulla nota rivista “Fumo di China”.

Sono sue le bellissime biografie a fumetti di Tamara De Lempicka, di Frida Kahlo e della marchesa Luisa Casati, come pure le graphic novel “La bambina filosofica. No future”, “Una casa a Venezia” e “Sophia nella Parigi ermetica“.

Questa volta la Vinci si è cimentata con un fumetto ambientato a Trieste (vera protagonista del racconto): città affascinante ma contradditoria, sempre più moderna ma caparbiamente ancorata al passato.

Aida è una ragazza di Bologna che in un periodo di crisi decide di andare a vivere nella città dei suoi (defunti) nonni, Trieste, per una sorta di anno sabbatico (o per rimanerci?). Trieste: una città che ha sempre amato e che sceglie per la sua atmosfera particolare… o forse nemmeno lei sa perché.

Una volta installata nella casa dei nonni, passato e presente si mescolano e Aida affronta i propri fantasmi… relazionandosi con quelli della propria famiglia. Perché Trieste “è una porta su ricordi che non si vogliono ricordare… su cose perdute”, come dice uno dei protagonisti della storia, Nino.

I bellissimi disegni di Vanna Vinci rappresentano fedelmente alcuni scorci, noti e non, della mia città. Della Trieste di qualche anno fa (il fumetto è stato pubblicato per la prima volta nel 2001) e di quella del periodo tra le due Guerre.

E’ stato emozionante ritrovare nelle tavole della Vinci la vecchia ed indimenticata libreria/fumetteria Nonsololibri, che oggi non esiste più, ma che era ubicata proprio in piazzetta Barbacan, accanto all’Arco di Riccardo. Un Paese dei balocchi dove all’inizio degli anni ’90 ho acquistato i miei primissimi vinili goth e punk, diverse copie di vecchi Rockerilla (quando in copertina c’erano ancora i Cure e Siouxsie), quintali di libri e fumetti, tra cui i miei adorati Sandman e Death (non le edizioni cartonate di oggi: proprio i sottili fumetti del 1994/95, che in alto riportavano la dicitura ‘Fumetto dark’). Ci passavo i pomeriggi, là dentro. Prima di andare a bere una birra con gli amici sul Molo Audace, tanto amato anche da Aida, ad ascoltare i Carillon Del Dolore e a spulciare i libri e i fumetti appena acquistati.

Anche il palazzo di via Tigor dove si trova il vecchio appartamento appartenuto ai nonni di Aida è riprodotto fedelmente nelle tavole della Vinci. Come tutta la città vecchia, Villa Cosulich, le Rive e Miramare; il Carso e il ‘tram de Opcina’; San Giusto e la Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio nazista in Italia.

La versione di “Aida al confine” che ho scovato a Venezia è quella del 2017 della casa editrice Bao Publishing, ma – come già anticipato – la graphic novel è stata pubblicata per la prima volta nel 2001 e ne esistono diverse edizioni. In questo caso si tratta di una brossura di 144 pagine con una postfazione che racconta con parole, foto e ulteriori tavole i retroscena e i luoghi della storia di Aida.

Documentandomi su “Aida al confine” ho scoperto come nel 2013 la Vinci abbia illustrato il romanzo “Il richiamo di Alma” dello scrittore triestino Stelio Mattioni, anche questo ambientato a Trieste: wish list aggiornata!

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